"Anche nel punto più basso di una crisi, noi europei restiamo deterministi ed egocentrici; pensiamo che tutto debba evolvere verso un modello di vita simile al nostro, sebbene non siamo più tanto sicuri di quale sia il nostro modello. Quello che tendiamo a dimenticare è che all'origine di ogni evoluzione spesso non c'è il proposito di seguire un'idea precostituita ma, al contrario, una forte dose di anticonformismo." E sono proprio l'anticonformismo, la voglia di decidere di testa propria, il desiderio e spesso l'urgenza di infrangere le regole consolidate che caratterizzano i personaggi delle storie raccolte da Federico Fubini durante un viaggio in sette tappe, dall'Arabia Saudita a Catanzaro, passando per il Sud della Thailandia, l'India tribale, il Bhutan, il Corno d'Africa e la Tunisia. Tutti i protagonisti delle vicende raccontate in Noi siamo la rivoluzione sono portatori, non sempre consapevoli, del germe del cambiamento. Lo è Mohamed Bouazizi, l'ambulante che in Tunisia si dà fuoco davanti alla moschea, facendo scoppiare nel Maghreb l'incendio che ha spazzato via di colpo anni e anni di dittatura. Lo sono Nora, Louai, Maha o Zaki, giovani sauditi lacerati fra la tradizione e la voglia di modernità, che, pur tra mille contraddizioni, cercano di forzare la gabbia delle convenzioni sociali. Nelle giungle dell'India più remota o fra i musulmani della Thailandia quel germe può sfociare nel sangue; in Etiopia può catapultare nel XXI secolo i coltivatori di caffè locali che vivevano in una stagnante epoca neocoloniale, mentre in Bhutan, grazie a un demiurgo illuminato, può dar vita a un armonioso presente che fonde passato e futuro. E quando la voglia di cambiare tocca una città languente come Catanzaro - che l'inerzia economica e sociale ha ridotto a una sorta di Bangalore italiana, sede dei principali call center nazionali con il loro piccolo esercito di rassegnati precari -, ecco un outsider politico che riesce a spezzare i collaudati schemi del voto di scambio e a far incetta di preferenze fra i giovani. Da est a ovest, sette rivoluzioni di questo inizio secolo, in atto o incipienti, caratterizzate da ingredienti comuni: compressione o accelerazione del tempo, scambio di idee fra luoghi lontani, parole d'ordine veicolate dai social network, presenza di individui controcorrente al centro di trasformazioni rapidissime. È quando si verificano queste condizioni, spiega Fubini, che può nascere una rivoluzione, politica, sociale o culturale, capace di diffondersi fulminea come un vero e proprio contagio, con conseguenze ed esiti quasi sempre impossibili da prevedere.
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