È difficile parlare oggi del dolore. È difficile per due motivi apparentemente opposti. In una società sempre più dominata da falsi miti - la forza, la giovinezza a ogni costo, il successo - il dolore è privatamente vissuto come uno sfregio, come qualcosa di disturbante, va evitato, messo "fuori scena". Ma nello stesso tempo, la sofferenza è diventata pubblica, è esposta come una merce in vendita. La televisione ci propone di continuo immagini di infelicità, di commozione, sentimenti che sanno di finto, utili ad alzare gli indici di ascolto. L'impressione è che non riusciamo a entrare davvero in contatto con il dolore. Con il nostro e con quello degli altri, come se la sua banalizzazione fosse solo un modo per sfuggirgli. È questo argomento "scomodo" che Anna Salvo, psicoterapeuta, affronta attraverso quattro storie emblematiche, tratte da casi clinici ed esperienze personali. I loro protagonisti sono colpiti da eventi traumatici che spesso si è costretti a fronteggiare durante la vita: la morte della madre, l'abbandono del coniuge, la perdita del lavoro, la malattia. Marta, Silvia, Marco e l'autrice stessa si affacciano per un momento sul precipizio, chiedono aiuto o si chiudono in sé, rileggono l'intero corso della propria esistenza con un'ottica differente, che permette loro di non farsi sopraffare dalla sofferenza. Certo, l'impatto con il patimento all'inizio pietrifica, l'urto sembra immobilizzare il mondo interno lasciando come unica possibilità il lamento. I protagonisti di queste storie dovranno quindi attraversare il dolore nelle sue differenti stazioni, affrontando una sorta di passaggio-chiave nell'itinerario della crescita interiore, per poi uscirne avendo imparato di sé qualcosa che non sapevano, forti di un nuovo modo di pensare e vivere il rapporto con se stessi e con gli altri. "Se sapremo stare nel dolore, se sapremo interrogarlo e guardarlo in faccia, se avremo la forza di non retrocedere, se saremo curiosi di comprendere, allora riusciremo in qualche modo a ritessere la trama della nostra storia e a mutare il nostro sguardo. Il dolore ci disvelerà cose nuove, di noi stessi e dei nostri legami affettivi."
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